“La purezza della forma, la forza della materia”: è questo il claim di Da a Italia, il design che incontra una nuova materia per dar vita a qualcosa di innovativo. E il Salone del Mobile di Milano è solo l’ultima tappa, in ordine di tempo. Il “dono della meraviglia” lo chiamava Aristotele: e la nostra espressione, davanti ai pezzi realizzati da Da a, lo esprime appieno. Riuscire a dare un’anima ad un materiale freddo, attraverso una forma.
“Il nostro progetto è nato sette anni fa, all’interno di un’azienda metalmeccanica, nella quale abbiamo potuto mettere a disposizione il know how, i macchinari e l’alta tecnologia, tutto per realizzare oggetti di design. Abbiamo coinvolto dodici designer, che oggi sono diventati venti, e realizzato i loro pezzi che poi abbiamo presentato al Fuorisalone di Milano, per la prima volta nel 2015, con un discreto successo. Oggi, infine, dopo sette anni siamo qui al Salone”, racconta Bruna Taurino, Project Manager dell’azienda.
“Il prodotto è seriale, il design rimane lo stesso, le finiture, invece, sono totalmente naturali: attraverso una reazione dovuta a un riscaldamento e a un’affumicatura, caratterizzano il metallo per colore e matericità.”
Da a si distingue per design e metodo, si! Quel metodo che spesso l’occhio non percepisce ma i sensi avvertono. La creatività non basta. Per realizzare un progetto che abbia risonanza sul mercato è necessario avere anche un metodo nel modo di raccontarlo.
Da a è un’azienda che si colloca al limite tra design e arte, continua Bruna: “Il prodotto è seriale, il design rimane lo stesso, le finiture, invece, sono totalmente naturali: attraverso una reazione dovuta a un riscaldamento e a un’affumicatura, caratterizzano il metallo per colore e matericità. E’ un processo dovuto ad ingredienti naturali: come decotti di piante, sali di rutenio, cinabro, polvere di pietre preziose che mescolati, creano quasi un’Alchimia. Da a è ibridazione di competenze che danno vita ad una specie nuova, destinata a creare, e ricreare nel tempo infiniti modi di abitare”.
